Personalmente non mi fiderei di un uomo col cappello che si aggira barcollando tra le vie della propria città

lunedì, ottobre 18, 2010

Capitolo 4. Il concreto mondo irreale

Io sono Giorgio.
Giorgio oggi è confuso. Giorgio oggi non sa distinguere la realtà, quella tangibile, quella materiale, di oggetti visibili che si muovono, o che, fermi in pose fotografiche di dubbia regia, si immolano a statue per il bisogno umano di soddisfare l’apparire e il culto della critica a prescindere. Giorgio oggi vede il mondo muoversi a scatti. Frenetici, ritmati, fotogrammi mistici su ritmo cadenzato. Le voci delle persone, a ritroso e rallentate, raccontano con magistrale efficacia le loro vite e questa volta sembrano dire la verità.
Perde, scatto dopo scatto, l’appartenenza.
Niente padre né masdrea. E se mai avesse avuto _______ o _________ non se lo sarebbe ricordato.
Ricordare cosa, Giorgio? Giorgio non lo sa. Cosa farnetichi, allora, Giorgio? Non lo so. Mi ero perso a parlare ad alta voce a riguardo... . Sì? Giorgio non lo sa.
Giorgio oggi è confuso. Non riesce a capire dove posizionare il confine netto che separa l’irreale irrazionale dal reale.


Razionale?

Vorrebbe potersi muovere, Giorgio, in modo libero, poter scegliere che fare della propria vita e pensare autonomamente ai problematici quesiti della sua personale esistenza.
Giorgio è intrappolato nella risposta del principe dei quesiti.
Giorgio è trama, è sceneggiatura, è personaggio e in virtù di questo, libero di essere qualsiasi cosa la mente del proprio autore genera. Libertà vincolata a leggi immutabili.
Giorgio è qui, in piedi, davanti all’uomo e percorre posa dopo posa il sentiero della sua vita senza poter porre molliche di pane per ritrovare i propri passi e magari correggerli. É un sentiero di inchiostro, sogni, idee e pensieri non suoi.
Giorgio oggi è confuso. Dimentico. Lo so. Lo so, ma non ricordo. Dimentico.
Crede che il cuore sia recidivo e che il reato sia la colpa. Giorgio ha il cuore e la mente divisi, separati di netto, collocati, addirittura, in due parti distinte del proprio corpo. In antri bui dove la sola luce che ivi risiede è quella del proiettore che in un loop prestabilito mostra ciò che l’autore, ancora una volta, imprime nel cuore e nella mente.
Giorgio non lo sa, non sa che queste immagini sono diverse. Lo sente, lo percepisce. Giorgio fa suo questo senso di confusione. Giorgio è quella confusione. La confusione genera la domanda che necessita di una risposta, per raggiungere la quale si attua un’indagine.
Giorgio vuole indagare sulla confusione. Giorgio è deciso e farà di tutto per venire a capo... .
Titoli di coda? La penna non si muove. Giorgio è lanciato, colmo di speranza, bramoso di risposte, voglioso di agire e, fermo, immobile, statuario e innocente a soddisfare il bisogno umano di apparire e il culto della critica a prescindere.

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