Personalmente non mi fiderei di un uomo col cappello che si aggira barcollando tra le vie della propria città

venerdì, novembre 05, 2010

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Perplesso è la parola del momento, anche se non detta è la più pensata, almeno da me. "Perplesso" ha origine da una insicurezza di pensiero che mi ronza, come una mosca in autunno o una zanzara in estate, nell'anticamera del cervello.
Reduce da un periodo movimentato e non ancora concluso all'interno della facoltà, dove politica, istruzione e istituzioni si scontrano in una agguerrita battaglia per la supremazia, la mia persona ne esce smembrata in un puzzle di " Se...", "Ma...", "Forse...", "Non capisco...", "Boh...", "Quindi...", silenzio.
Ecco, dunque, il mio personale bilancio di questo concitato periodo.
Le assemblee studentesche e di facoltà che si sono succedute cominciano con interventi mirati e, almeno in queste ultime, chiarificano alcuni lati oscuri sul coinvolgimento delle più parti scontente che questa riforma dell'istruzione andrà a colpire.
" Bene" mi dico, il quadro comincia a farsi chiaro, ma la limpidezza è tutt'altro che vicina. Si susseguono, spesso, interventi vuoti di persone animate da rabbia o forse incoscienza, per non additare il tutto a una più probabile stupidità, che con discorsi prolissi sommergono quelle isole felici, dove approdare e costruire solidi propositi e edifici di azioni, sarebbe stata la cosa migliore.
Vacillo. I primi dubbi si affollano sul palato e premono per uscire, ma vengono bloccati dagli interventi di quella parte di professori o esperti che sembrano appoggiare la protesta. La loro presenza è spesso ambigua, ma le loro proposte e i loro discorsi, sicuri e portanti. Ci si può lavorare e questo mi fa trovare stabilità.
Ancora quelle voci che emergono come muri di confine e escludono un più profondo lavoro sulle proposte, giuste?
Eccomi di nuovo confuso, in balia del moto ondoso dei miei mille perchè. L'instabilità viene resa critica dalle decine di interventi che cancellano idee e opinioni precedenti. Cala il sole e tutto si gela nell'incerto. Mi sta bene, domani si ricomincerà.
All'alba non è un nuovo giorno e nelle macerie instabili delle vecchie discussioni si insediano le nuove azioni di protesta.
"Ma come... Non è così che si fa, non c'è organizzazione, no fermi..., io..."
La macchina è avviata in direzione "Protesta". Dalle voci attive l'organizzazione "C'è!", io sento il terreno squagliarsi al di sotto.
Voglio essere lì, voglio veramente fermare la distruzione dell'istruzione, voglio che questa battaglia sia vinta e sia un faro per gli oppressi di questo paese, tutti. Da chi dovrebbe partire, altrimenti, questa cosa se non dai giovani, linfa vitale per la società?
Vedo, però, montagne di retorica e sistemi vecchi che si scontrano con una mentalità nuova e una opinione pubblica che li, ci etichetterà come i soliti vecchi rivoluzionari. Sbagliano? Sbagliamo?
Tante idee, tanta confusione, troppo poco tempo, organizzazione instabile. Perplesso

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