Personalmente non mi fiderei di un uomo col cappello che si aggira barcollando tra le vie della propria città

domenica, novembre 21, 2010

18 Novembre

Il mio calendario mente.
Facile per lui, lì, appeso alla parete, con la sola fatica di indicare, e nemmeno a voce, in quale giorno della vita poggio piede. 18 novembre. Mi sorride con quell’aria saccente che solo un calendario può avere, sicuro di non sbagliare mai. Quanta arroganza e sprezzo della condizione umana. 
“Siamo uomini! - ... - “Noi siamo uomini” Ogni tanto glielo grido. Lui, imperterrito e inamovibile, nemmeno si degna di fare spallucce. Non si abbassa a tanto. Guarda dritto davanti a sé con la sicurezza e la fermezza che solo il tempo gli può dare. Per ora.
Io, però, so. Sono a conoscenza della vecchiaia del tempo, del suo veloce e inarrestabile moto. Sono destinato a sopravvivere al mio calendario. 
Ancora un mese e qualche settimana, poi morirà. Io no, forse. 

venerdì, novembre 05, 2010

Condivido

Perplesso è la parola del momento, anche se non detta è la più pensata, almeno da me. "Perplesso" ha origine da una insicurezza di pensiero che mi ronza, come una mosca in autunno o una zanzara in estate, nell'anticamera del cervello.
Reduce da un periodo movimentato e non ancora concluso all'interno della facoltà, dove politica, istruzione e istituzioni si scontrano in una agguerrita battaglia per la supremazia, la mia persona ne esce smembrata in un puzzle di " Se...", "Ma...", "Forse...", "Non capisco...", "Boh...", "Quindi...", silenzio.
Ecco, dunque, il mio personale bilancio di questo concitato periodo.